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Quando abbiamo pubblicato su Spartacist (edizione inglese n. 67, agosto 2022) la polemica contro l’Internationalist Group (Ig) sulla guerra in Ucraina riprodotta qui sopra, l’Ig aveva una contraddizione. Sosteneva il disfattismo rivoluzionario nel conflitto, ma la sua pratica reale contrastava con questa posizione formalmente corretta. Questo è esattamente ciò che smaschera il nostro articolo. Dopo la pubblicazione, l’Ig ha risolto la sua contraddizione. Purtroppo, non passando a una posizione veramente rivoluzionaria, ma a una posizione apertamente reazionaria di sostegno alla Russia nella guerra.

In un articolo del 22 ottobre, l’Ig sostiene ora che la Russia sta combattendo una guerra giusta, di difesa nazionale, contro gli imperialisti. Secondo loro il conflitto non riguarda più chi dominerà l’Ucraina - i russi o le potenze imperialiste della Nato/Ue - ma solo il tentativo degli imperialisti di “sconfiggere, distruggere e smembrare la Russia”. L’Ig va fino in fondo con questa posizione, equiparando il compito dei comunisti nei confronti della “Operazione militare speciale” (Oms) della Russia all’opposizione di Trotsky allo stupro imperialista della Cina da parte del Giappone e all’invasione italiana dell’Etiopia. Come giustifica l’Ig questa posizione assurda? Affermando che il sostegno della Nato all’Ucraina “ha raggiunto il punto in cui la quantità si trasforma in qualità” e che l’esercito ucraino è diventato “in realtà un’estensione della Nato”.

Queste argomentazioni si infrangono al primo contatto con la realtà. È abbastanza ovvio, infatti, che nulla di fondamentale è cambiato dallo scoppio della guerra. L’Ucraina è stata un agente degli imperialisti fin dal 2014. Le armi imperialiste hanno sommerso l’Ucraina fin dall’inizio del conflitto e le operazioni militari sono state sempre coordinate con la Nato. L’Ig si dilunga in interminabili dettagli su questo o quel sistema di armi, su questo o quel discorso o gesto di cooperazione militare per “dimostrare” che l’offensiva ucraina di settembre rappresenta un cambiamento qualitativo. Ma siamo concreti. Nel contesto attuale, cosa significherebbe una vittoria della Russia? Proprio come a febbraio, significherebbe l’oppressione nazionale degli ucraini da parte della Russia. E una vittoria dell’Ucraina? Significherebbe la “libertà” per gli imperialisti di saccheggiare l’Ucraina e l’oppressione delle minoranze russe nei confini ucraini. Ancora una volta, lo stesso risultato previsto all’inizio della guerra.

La “distruzione” e lo “smembramento” della Russia semplicemente non si pongono nel contesto attuale, a prescindere dal successo delle forze ucraine sul campo di battaglia. La cosa potrebbe diventare reale solo con una gigantesca escalation da parte degli imperialisti, che dovrebbe includere uno scontro militare diretto con le forze armate russe. Se accadrà, non ci sarà bisogno di cercare col lanternino tra le dichiarazioni diplomatiche o gli accordi di difesa per capire che la natura del conflitto è cambiata. Sarà chiarissimo e sarà all’ordine del giorno prendere le difese della Russia.

Il problema essenziale della posizione dell’Ig non è la sua analisi errata, ma le conclusioni programmatiche reazionarie che ne trae. Secondo la posizione dell’Ig, i lavoratori ucraini dovrebbero lottare per la vittoria della Russia e facilitarne l’avanzata in territorio ucraino, cioè lottare per la propria oppressione nazionale. E la classe operaia russa? Dovrebbe mobilitarsi a sostegno della guerra ed attaccare la classe dirigente russa che non ha condotto una guerra totale in Ucraina. Invece di organizzare i lavoratori russi più avanzati, quelli che si oppongono agli obiettivi predatori della loro classe dominante in Ucraina, la posizione dell’Ig dà fiato alle voci scioviniste russe più estreme, che criticano Putin per non aver impegnato abbastanza risorse nella guerra.

Prendere una posizione trotskista su una determinata guerra non significa semplicemente opporsi allo schieramento che in quel momento appoggiano gli imperialisti. Bisogna affrontare la questione partendo dalla lotta per la rivoluzione socialista internazionale. La posizione dell’Ig è un ostacolo alla mobilitazione della classe operaia russa e ucraina per un esito rivoluzionario del conflitto. È altrettanto contrapposta al lavoro per la rivoluzione socialista nel resto del mondo. Nei Paesi oppressi dall’imperialismo, rafforza l’illusione che tutto ciò che viene fatto contro gli interessi degli Stati Uniti sia automaticamente progressista, anche gli interventi militari reazionari come la Oms russa. Nei Paesi imperialisti, mina alla base le ragioni dell’opposizione agli obiettivi e alle azioni di guerra della Nato e dell’Ue. Ad esempio, il motivo addotto dall’Ig per spiegare perché i lavoratori dovrebbero opporsi alle spedizioni di armi in Ucraina non si basa sui veri crimini degli imperialisti, ma sull’affermazione palesemente falsa che la sovranità nazionale della Russia è in pericolo. Che si tratti dell’Ucraina, della Russia o del resto del mondo, la posizione dell’Ig non traccia un solco tra l’interesse oggettivo della classe operaia e il programma socialsciovinista dei suoi dirigenti. Al contrario, non fa altro che consolidare la sottomissione della classe operaia alla borghesia.

Possiamo solo fare delle congetture su cosa abbia spinto l’Ig a cambiare posizione. Una cosa è certa: questo cambio di linea non è stato provocato da un cambiamento “qualitativo” della situazione in Ucraina. Lungi da noi l’idea che la modesta polemica che abbiamo scritto quest’estate possa aver spinto l’Ig ad assumere una posizione più coerente. Notiamo solo che l’articolo sul cambiamento di linea dell’Ig tocca molte delle questioni su cui abbiamo criticato l’Ig nell’ultimo numero di Spartacist, senza mai rispondere alle nostre argomentazioni. Certamente, sarà una coincidenza.